mercoledì 18 aprile 2012

Popoli.

(foto Stefania Mariposa D'Ambrosio)


In quel punto lì ci sorreggeva la terra.

Tu spalancata, sviscerata, come la poesia.

Mille volte vergine, tutte le volte vergine.

Le dita utilizzano tutte le nostre paure

per rendere garza il corpo e santa la lingua,

per guarirci dai chiodi del tempo e della morte.

Io ti copro con la mia pazienza che ti tiene calda.

E do calci all’amore e ai violini,

alle romanticherie dei giardinetti,

agli angoli nascosti del tuo paese,

al sesso urlato nelle mutande.

Siamo due popoli che fanno guerra

Imbracciando ciglia, mitragliando saliva,

abbattendo orgasmi.

Siamo popoli che non sanno parlarsi,

che si rubano l’acqua e se la rendono dagli occhi.


Luciana Manco

giovedì 1 marzo 2012

Tutti.

(Foto di Stefania Mariposa D'Ambrosio)

Hai il mare ad un passo ma tu cadi sugli scogli.

Così ti senti.

Perché osi correre su questo elettrogramma.

Perché sei vivo, troppe volte vivo.

Come uno di sette mesi nella pancia.

Siamo gli stessi di tutti.

Tutti siamo tutti.

I fruttivendoli e i domatori.

Le puttane sui marciapiedi.

Che accendono ricordi nei bidoni.

Che spingono i dolori nelle vagine.

E tremano di freddo ma lo sanno solo i cani.

Come ci siamo ridotti.

Come siamo ridotti.

Convertiti, resi. Costretti.

Puttane. Noi. Tremanti.

Che firmano contratti con le lingue.

Così. Come acne sul viso del mondo.

Morti.

Afflosciati su divani sgonfi.

Amanti di amanti.

Infami.

Non dirmi cosa devo fare.

Non dirmi cosa devo fare.

Per essere me, per essere un senso generale.

Per essere ciò che non è un coglione.

io mi tuffo nel mio sangue e so chi sono.

Le mie madonne non sanguinano mai.

Le mie madonne non piangono mai.

Si bagnano solo tra le gambe.

Mi sprecano il fiato, mi ammazzano.

Pregano me, pregano me perché posso aiutarle.

Con le mie dita, con la mia bocca.

La mia fatica non mi ricompensa mai.

Il mio impegno non mi ricompensa mai.

Io sono l’undicesimo comandamento.

Che tu tradisci ogni giorno.

Che tu non conosci. E che tradisci. Non conosci. E che tradisci.

Sono la vedova di tuo marito.

Il no.

Non ho ambizioni.

Non ho novità.

I miei sogni sono porno

E le mie ninfe hanno il ciclo.


Luciana Manco.


giovedì 12 gennaio 2012

Denti.


(foto Stefania Mariposa D'Ambrosio)


Sarò ingrata. Malefica.
Come Novembre col suo vento di pezza.
Sarò l’orrore e la bestemmia,
il male di vivere che mi lacera i denti.
Il desiderio che vagisce e che non cresce,
la bambina profanata dalla folla.
Cosa sarò.
La mia Beirut sulle mensole.
Cosa sarò.
Eppure tu fiorisci nella mia saliva.
Disinfetti col tuo fuoco le mie stelle lerce.
Metti in prosa la mia vita sparpagliata, silenziosa.
Mi trapassi col tuo eco.
Mi fai immensa.
Impercettibile e immensa.


Luciana Manco

mercoledì 30 novembre 2011

Discesa.


(Foto Stefania Mariposa D'Ambrosio)



E' qui che si mostrano
Questi anni penduli come il seno svuotato dai figli.
Il cielo mi ricalca le spalle e tutto torna dritto.
Immensamente più dignitoso del tuo perdono,
delle muse malaticce nelle mie canzoni.
Puoi dire ciò che vuoi,
in quest'ordine di bellezza che non ci appartiene,
in questo colloquio con il mondo in cui sei solo,
inascoltato, ombra.
Io so dove è nata la lingua,
dove dormono gli odori amari della notte,
so che la tua strada non è la strada giusta,
che riempi le tasche dei padroni.
E brilla nei miei occhi,
brilla senza umanità,
il ricordo della castità morta
nella bocca dei porci.


Luciana Manco

giovedì 17 novembre 2011

Autunnale solitudine.

(foto Stefania Mariposa D'Ambrosio)





In questo giorno essiccato.
Lontano il sole quindicenne dell'estate.
Le foglie muoiono come muoiono gli uomini.
E i morti non insegnano nulla.
La fiamma si estingue.
Il corpo nero dell'altro è il nostro corpo.
Non ho mai saputo dove hai appeso la tua ultima frase.
In nessun angolo della mia bocca esiste il perdono.
Tu sei un trofeo di caccia e siamo entrambi senza padre.
Tu sei un'ulcera aperta, muschio di lebbra, neve che imbalsama.
Il piede instabile sul bordo di latta del mio dentro, del mio interno.
Ed io sono io, una rovina resistente alla vita,
una di quelle ali infilate nelle poesie e che non funzionano mai.
Sono la figlia minore dell'inverno.
Il fiato che veste il vetro e che tu rompi di parole.
Il muro. La mente. L'armatura di borchie.



Luciana Manco